Di cosa si tratta?
"Latte di mamma mia " è un’iniziativa che nasce da un progetto promosso dal Comune di Roma in collaborazione con varie associazioni, si basa sul volontariato, è COMPLETAMENTE GRATUITA e mira all’affermazione di una cultura della maternità e della condivisione, attraverso la creazione sul territorio di una rete di sostegno e di aiuto per le mamme che allattano al seno.
sabato 8 marzo 2014
SI PUO' ALLATTARE CON IL CAPEZZOLO PIATTO O INTROFLESSO?
(da un articolo del sito della Lega per l'Allattamento materno)
Non si allatta al capezzolo ma al seno, l'allattamento è quindi possibile con qualsiasi tipo di capezzolo: purché il bambino afferri una buona porzione dell'areola (le labbra e le gengive devono trovarsi sull'areola, ben oltre il capezzolo), gran parte dei capezzoli piatti o introflessi non saranno un ostacolo per l'allattamento. In alcuni casi, il bambino potrà avere all'inizio qualche difficoltà ad attaccarsi, ma in genere, curando con particolare attenzione la posizione e l'attacco e con un po' di pazienza, l'allattamento può procedere senza ulteriori intoppi.
Come posso capire se i miei capezzoli sono piatti o introflessi?
Spesso non basta osservare il seno per rispondere a questa domanda.
lunedì 3 marzo 2014
ANCORA SUL REFLUSSO
Come viene spiegato nell'articolo infatti "Il reflusso non ha niente a che vedere con la digestione! Inoltre possiamo dire che l’acidità dello stomaco aumenta se aumenta lo stress, e lo stress del neonato è associato a quello della madre, oppure al dover attendere troppo a lungo prima di essere allattato, oppure ad essere troppo a lungo distante dalla madre." Situazioni queste (il distacco dalla madre e l'eccessivo distanziamento delle poppate) troppo spesso promosse da indicazioni errate date alla neo mamma in ospedale o da pediatri disinformati sull'allattamento al seno e sui suoi ritmi!
Non è infatti, come in molti alludono, colpa della madre se il neonato è stressato, ma piuttosto di chi la circonda senza darle il necessario sostegno e le giuste informazioni o, peggio ancora, colpevolizzandola!
Vi invitiamo perciò alla lettura attenta di quanto segue in cui vengono anche forniti diversi utili suggerimenti su
sabato 1 marzo 2014
COME FARE IN CASO DI REFLUSSO
Negli ultimi anni c'è stato un grande aumento del numero di bambini cui è stato diagnosticato il reflusso gastroesofageo (RGE). In questi casi, l'allattamento non andrebbe interrotto. Sono stati condotti pochissimi studi sull'alimentazione dei bambini che soffrono di reflusso; tuttavia, è stato provato che i bambini con questo tipo di disturbo soffrono meno di reflusso notturno quando sono allattati al seno.
Ma di cosa si tratta esattamente?
Per reflusso gastroesofageo si intende il ritorno nell'esofago del contenuto dello stomaco a causa di una immaturità (frequente nei neonati) della valvola (il cardias) che impedisce al cibo di tornare indietro una volta arrivato nello stomaco, che non si chiude bene.
I sintomi e le complicazioni di questo disturbo variano da paziente a paziente e possono comprendere:
difficoltà a deglutire, singhiozzo e ruttini frequenti, conati di vomito o soffocamento, frequente dolore o arrossamento della gola, sonno disturbato, pianto improvviso o inconsolabile, dolore acuto, inarcamento durante le poppate, rigurgito e vomito frequenti, vomito molte ore dopo il pasto, rifiuto del cibo o costante richiesta di cibo o bevande, aumento di peso rallentato, otiti frequenti, problemi respiratori compreso il broncospasmo, respiro faticoso, asma, bronchite, polmonite, apnea.
Quando si allatta un bambino che soffre di reflusso gastroesofageo è importante ricordare prima di tutto
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