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giovedì 21 aprile 2011

CHE COSA E' UNA "PEER COUNSELLOR" ?

Nel caso dell’allattamento, una “peer counsellor” è una mamma, con un’esperienza positiva di allattamento, che aiuta altre mamme nell’allattamento al seno.
Chiamata anche “consulente per l’allattamento alla pari” non si tratta quindi di una  “maestra di allattamento” che “insegna” alle altre madri come si allatta. La consulente non insegna nulla, anzi, spesso dice alle persone cose che loro sanno già benissimo ma che a volte non sanno di sapere.
Allora a cosa serve una peer counsellor?


La figura della peer counsellor è riconosciuta dalla stessa OMS, ed  è indicata come persona preparata, al pari degli operatori sanitari qualificati e dei consulenti professionali in allattamento, per rafforzare la fiducia della madre nell’allattare, per migliorare i metodi di allattamento e a prevenire o risolvere eventuali problemi.


Ma perché è necessario rafforzare la fiducia della madre?


L’allattamento è la naturale prosecuzione di una catena di processi: il concepimento, la gravidanza, il parto. Siamo mammiferi: è così nel mondo animale, è stato così per millenni per l’uomo.
Negli ultimi decenni però si è passati dalla naturalezza e spontaneità di questi eventi al tecnicismo e “deresponsabilizzazione” dei soggetti coinvolti.
L’allattamento è quindi diventato un gesto tecnico, con regole, orari, tabelle e tutto questo ha portato a un declino dell’allattamento al seno.
Il tempo, e la stessa ricerca scientifica, hanno dimostrato che questo approccio è inefficace.
Sempre citando l’OMS, l’allattamento è definito “un metodo senza pari per fornire ai bambini un nutrimento ideale per crescere e svilupparsi in salute” però dice anche che “Per quanto si tratti di un atto naturale, l’allattamento è anche un comportamento appreso. In pratica tutte le donne possono allattare, purché abbiano le informazioni necessarie e siano sostenute dalla famiglia, dalla comunità e dal sistema sanitario.”
Comportamento appreso: sono poche le future madri che hanno già visto allattare una sorella o un’amica, quindi a molte manca l’esperienza – seppur indiretta – di un gesto che dovrebbe essere ovvio e istintivo.
Ne consegue che oggi si considera l’allattamento al seno come qualcosa che non tutte le madri sono in grado di fare. Solitamente una madre che allatta si sente dire “sei fortunata”, come fosse una cosa per poche elette e alla minima difficoltà “Dagli il biberon di latte artificiale, tanto viene su bene lo stesso”. Anzi, a vole il fatto che una madre desideri allattare, magari nonostante qualche intoppo, viene considerato un capriccio.
O dietro a molti allattamenti falliti si sente dire “non avevo latte”, “il mio latte era acqua”.
Purtroppo queste madri non erano incapaci di allattare, ma hanno ricevuto consigli sbagliati e non avevano fiducia nella loro naturale e innata capacità di nutrire il proprio bambino e molto probabilmente l’esperienza delle persone a loro vicine è stata simile.
La mamma e il bambino invece hanno bisogno dell’allattamento al seno e sono in grado di farlo. Per completarsi a vicenda e per completare il percorso iniziato con il concepimento. E le madri hanno tutte le risorse per riuscirci, sono dentro di loro. Ma come dicevo prima, appunto, tante volte non lo sanno.


Come si inserisce una peer counsellor in questo contesto?


Il panorama che circonda una neomadre (e un neopadre) e il loro bambino è molto affollato: operatori sanitari (infermiera, pediatra, ostetrica), nonni, parenti, amici, libri, internet, corsi vari. E’ sicuramente un vantaggio rispetto a un tempo poter accedere più facilmente alle informazioni, solo che ora forse ce ne sono troppe. I genitori si ritrovano subissati di notizie, il più delle volte contrastanti, ma spesso con un denominatore comune: si tratta di regole fisse, prescrizioni, statistiche, metodi infallibili da applicare indistintamente a ogni bambino.


La peer counsellor quindi deve entrare in punta dei piedi in questo panorama.


Innanzi tutto ascolta la madre, accettando ciò che pensa, creando empatia e non giudicandola per le sue scelte. Questo è l’esatto contrario di ciò che avviene normalmente: solitamente la madre è esposta al giudizio e alla critica di tutti, qualificati o meno, e a pochi interessa come la madre si senta veramente e cosa provi.


Dopo questa prima fase la consulente aiuta la mamma a prendere la decisione che lei riterrà migliore per sé e per il suo bambino.
In alcuni casi è necessario fornire indicazioni più specifiche sulla gestione dell’allattamento, come nel caso di un ingorgo mammario o per assestare la produzione di latte. In generale però non è necessario riempire la madre di informazioni tecniche. Questo contribuirebbe solo ad aumentare la confusione e si creerebbe una gara a distanza tra quanto dice la consulente e quanto dicono gli altri, che sia il pediatra o la nonna, e andrebbe solo a danno di madre e bambino. Le informazioni date saranno solo quelle necessarie in quel momento, espresse in maniera più semplice possibile e comunicate sempre in maniera positiva, sottolineando quello che la madre fa già di corretto.


Un punto chiave è proprio quello di aumentare l’autostima e la fiducia in sé della mamma.


Poiché la consulente deve aiutare a fare una scelta, proporrà soluzioni pratiche per risolvere la situazione e alla fine però sarà la mamma a fare la sua scelta.
In questo modo la madre acquista fiducia in se stessa e se vuole può provare le soluzioni proposte dalla consulente o trovarne altre di sue. Può essere che non scelga la soluzione migliore in assoluto o quella che sarebbe migliore per la consulente. Però lo avrà fatto consapevolmente e sarà frutto di una sua scelta, e non di quanto comandato da altri.
Una consulente quindi non criticherà mai una mamma che ha “ceduto” al biberon, contrariamente a quanti molti pensano!
Rispetto a una Consulente Professionale in Allattamento Materno IBCLC (che esercita cioè il ruolo di consulente nell’ambito della propria professione: medico, ostetrica, psicologa eccetera, tant’è che anche un uomo può essere IBCLC) una “peer counsellor” ha conoscenze meno approfondite dal punto di vista tecnico ma la sua peculiarità sta proprio nel fatto che non è una professionista, è “semplicemente” una mamma (adeguatamente formata) e questo spesso rende più facile la comunicazione con le mamme che chiedono aiuto. Ci si sente più a proprio agio, non si ha la soggezione del “camice bianco”.
Ovviamente alcune situazioni molto particolari, che  la “peer counsellor” è in grado di riconoscere, devono essere gestite da chi ha maggiori competenze, specialmente in ambito medico.
Pur essendo una figura ancora poco conosciuta, ogni peer counsellor dà un piccolo contributo a sostenere l’allattamento al seno, a sostenere le mamme e i genitori nelle loro scelte personali per i figli, ognuno dei quali è unico e irripetibile.


(Ulteriori info: http://www.bambinonaturale.it/2007/01/vuoi-allattare-ecco-chi-ti-aiuta/)

5 commenti:

  1. trovo la cosa veramente interessante... sarebbe altrettanto interessante sapere come si fa a diventarlo, se esistono degli "albi" e se in qualche modo c'è un "controllo" su chi può diventarlo. Parallelamente sarebbe utile sapere come fare a contattarne una.....

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  2. @Valeria: effettivamente non ho ben capito neanche io questi aspetti ptatici della peer counsellor. Sono una doula, e come tutte le doule ho una formazione specifica per seguire le donne nel periodo perinatale, e dunque anche durante l'allattamento. Personalmente ho seguito un corso OMS/UNICEF sull'allattamento, ma non sono una IBCLC, nè credo di essere una peer consellor.... Forse questo post si riferisce alle consulenti della Leche League.....? Mi piacerebbe saperne di più

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  3. Io ho fatto un corso gestito dalla LLL in collaborazione con il Comune di Roma potete contattare la Presidente Martina Carabetta lattedimmamia@gmail.com
    Per altre info sono a disposizione.


    Mammamila

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  4. Anche a me interessa saperne di più...sono counsellor e vorrei specializzarmi in questo settore. Se qualcuna di voi dovesse scoprire qualcosa di più specifico, vi sarei grata se poteste passarmi l'informazione.
    Grazie! ^^

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  5. Cara Mammina Fortunata per quanto riguarda lo specifico progetto "Latte di mamma mia" come dicevo il coordinamento è stato fatto dalla LLL (Martina Carabetta lattedimammamia@gmail.com) ma so che formazione specifica è fornita anche dall' IBLCE (organismo internazionali per la formazione delle consulenti professionali per l'allattamento) - coordinatrice per l'Italia Laura E. Antinucci - email: italy@iblce-europe.org

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